Storia dell'Alto Adige

Dopo la fine dell'ultima grande glaciazione circa 15.000 anni fa, l'uomo dell'età della Pietra popolò nuovamente l'area alpina centrale, esercitando l'attività di cacciatore e raccoglitore.

Verso l'anno 5000 a.C. fecero il loro ingresso nel territorio altoatesino le pratiche dell'agricoltura secondo modelli provenienti dal Mediterraneo. La coltivazione dei campi e l'allevamento degli animali divennero a partire da questo momento fattori determinanti nella vita delle valli alpine.

Nell'età del Rame (dal 3500 al 2300 a. C.) gli uomini cominciarono a lavorare il metallo ed in special modo il rame. Quest'epoca è caratterizzata però da profondi mutamenti nel campo religioso e spirituale, espressi nella più antica manifestazione monumentale delle Alpi e cioè nelle statue menhir figurate.

Le più alte regioni delle Alpi vengono utilizzate nell'età del Bronzo (dal 2300 al 1000 a. C.) non solo per occasionali battute di caccia e per l'alpeggio estivo ma anche frequentemente per l'estrazione del rame.

I Reti, menzionati dalle antiche fonti storiche, popolarono l'area alpina centrale nell'età del Ferro (tra il 1000 ed il 15 a.C.), confinando con i Veneti a sud/est e con i Celti a sud ed a nord. Per la prima volta viene ora introdotta nell'Europa centrale la scrittura, seguendo modelli etruschi.

Nell'epoca Romana (dal 15 a.C. fino all'incirca al 400 d.C.) l'area alpina centrale diventa prevalentemente percorso di transito verso il Nord. L'unico insediamento di grandi dimensioni finora noto per l'epoca romana in Alto Adige e cioè Sebatum/San Lorenzo, fu in origine una stazione stradale costituita da gruppi sparsi di edifici e di fattorie disposte lungo l'asse della strada. Subito dopo l'anno 400 d.C. e dunque nella tarda romanità, il potere centrale si ritirò dalle Alpi, mentre il Cristianesimo si diffondeva, influenzando in misura crescente la vita pubblica e privata.

La sede vescovile di Sabiona sopravvisse ai rivolgimenti ed alle guerre del Primo Medioevo fino alla sua annessione al ducato baiuvaro, verso l'anno 590. I ricchi reperti tombali di Sabiona mostrano come sotto la protezione della chiesa, Romani e Baiuvari siano vissuti per secoli gli uni accanto agli altri.

L'Uomo venuto dal ghiaccio, ormai famoso in tutto il mondo, con il suo corredo di utensili, costituisce il nucleo centrale del Museo Archeologico dell'Alto Adige.

Questa mummia unica nel suo genere, vecchia - secondo le datazioni - di 5300 anni, viene custodita in un impianto di conservazione di nuovo tipo realizzato appositamente.

Le diverse parti del vestiario e dell'equipaggiamento, conservatesi in maniera eccellente, danno un'idea realistica delle condizioni di vita dell'uomo preistorico. Questo spettacolare ritrovamento ha fornito molte nuove nozioni scientifiche nei più diversi campi del sapere.

I risultati della ricerca, la storia dei ritrovamenti e le condizioni di vita dell'Uomo venuto dal ghiaccio agli inizi dell'età del Rame sono minuziosamente documentati. Ma oltre all'Uomo venuto dal ghiaccio ed al suo tempo il museo riunisce per la prima volta in uno stesso edificio i reperti più significativi dell'Alto Adige e getta luce, in successione cronologica, sulle età più remote dello sviluppo culturale della regione alpina.