Franz von Stuck: Lucifero moderno

Dal 10 novembre 2006 al 18 marzo 2007

A ridosso della tempesta scatenata all'inizio del secolo scorso dalle avanguardie europee, un pittore fece innamorare gli ambienti artistici di mezza Europa, Italia compresa, grazie a una pittura fatta di perfezione formale, sensualità, sensibilità decadente, diventando un protagonista e un punto di riferimento centrale per il mercato e per la formazione di giovani artisti.

È il tedesco Franz von Stuck (Tettenweis 1863 - Monaco 1928), a cui il Mart dedica una mostra di ricerca a cura di Alessandra Tiddia e Sergio Marinelli, e con la direzione scientifica di Gabriella Belli.

Von Stuck, artista dalle eccezionali capacità pittoriche, ma anche scultore, incisore, fotografo e disegnatore, è considerato, come scrive Sergio Marinelli nel saggio in catalogo "L'ultimo dei grandi disegnatori prima della dissoluzione delle forme imposta dalle avanguardie del Novecento".

Dell'esposizione farà parte una tela mai esposta in Italia, il grande olio Lucifero del 1890, oltre a disegni, incisioni e spunti critici e biografici che permetteranno un'analisi approfondita dell'opera di von Stuck. Il Lucifero, acquistato dal principe di Bulgaria nel 1891 e oggi proprietà della Galleria Nazionale d'Arte di Sofia, è una tela che è stata riscoperta solo recentemente, proprio grazie alla collaborazione avviata dal Mart con l'ente museale bulgaro, e che sarà esposta accanto ad altre opere del pittore tedesco.

In maniera analoga alla profonda impressione destata in Italia dall'opera di Max Klinger, anche von Stuck esercitò una grande influenza sia sui propri allievi, che sulla critica e il mercato dell'arte di fine Ottocento. Ebbe grande fortuna in particolare nel nostro paese, tanto da meritare un'esposizione individuale alla Biennale di Venezia del 1909.

Il suo repertorio di figurazioni derivanti dall'arte classica - centauri, fauni, ninfe tratti dalla mitologia antica nel solco di una tradizione inaugurata da Alfred Böcklin – veniva mediato attraverso una sensibilità di fine secolo aperta all'erotismo e alla malizia.

La mostra offre un'opportunità eccezionale al visitatore: ripercorre un percorso ideale che lega l'arte di von Stuck a quella di Egon Schiele, le cui opere sono presenti nello stesso periodo al Mart di Rovereto.La profondità dell'influenza avuta su Schiele da von Stuck, al tempo detentore di un'autorevolezza superiore perfino a quella di Gustav Klimt, è ben documentata.

Fu a von Stuck che Schiele scrisse nel 1908 per chiedere "Una parola della Sua divina persona" per essere accettato all'esposizione primaverile della Secessione. Ma soprattutto è al Lucifero di Sofia che Schiele si ispirò per il suo Ritratto di Eduard Kosmak, presente nell'esposizione di Rovereto.

Le due mostre permettono quindi di verificare direttamente la parentela artistica tra le due opere, e di ricostruire il potere di suggestione anche sugli espressionisti da parte di un pittore come von Stuck, maestro dell'Accademia di Monaco e protagonista della Secessione monacense. Nei circoli dell'Accademia di Monaco, le invenzioni di von Stuck sedussero artisti destinati a ruoli di primo piano nell'arte del Novecento, come Vassilij Kandinskij, Paul Klee e Franz Albers. Un influsso che si fece sentire anche nella tradizione figurativa trentina, e in particolare nelle opere di Luigi Bonazza (1877 - 1965) e Luigi Ratini (1880 - 1934).

Una conferma della sua grande notorietà in Italia, almeno fino alla prima guerra mondiale, viene dalla grande esposizione a lui dedicata nel 1909 alla Biennale di Venezia e da un'esposizione a Roma nel 1911; in queste due occasioni le istituzioni museali italiane acquistarono ben quattro tra le più importanti tele di von Stuck, che la mostra del Mart ora riunisce: lo Scherzo del Museo Revoltella di Trieste, la Medusa della Galleria Internazionale d'arte moderna di Venezia, l'Oreste e le Erinni della GNAM di Roma e l'opera più nota di von Stuck, il Peccato della Galleria Restivo di Palermo.

L'esposizione di Trento si colloca all'interno di un progetto che intende proporre a Palazzo delle Albere alcuni grandi artisti ottocenteschi di ambito mitteleuropeo di cui, è la convinzione del Mart, vanno riscoperti gli importanti legami con la cultura italiana, e in molti casi con la produzione artistica dell'odierno Trentino-Alto Adige.